Gianni Grassi Poesie |
Roma, 11 giugno 2006 Poesia per un ospite dell'Hospice Antea Grazie Wit La vita,
la tua di certo, è corta. 15 giugno 2006 A Silvia (mia moglie) È
l'alba. Tra
poco
la stanza splenderà È
duro mostrarsi sereno tutto il giorno: Non
ho
registrato le fiabe per le bimbe, Roba
da
disperare. Non
lo
so, ma speranze ne ho. Non
vuoi
lasciarmi solo a questionar con loro Anche
al
mio funerale. 24 giugno 2006 A Silvia Sai tutto sull’Ascolto ma non sai ascoltare. Sai tutto sul Silenzio ma non sai tacere. Sai tutto sui Morenti non sul mio morire. Sai tutto? Vieni ad accompagnare il tuo compagno. 24 giugno 2006 A Pietro (mio figlio) Ciccio mi chiami, come segno d’affetto per un padre pizzuto che non ha chiesto aiuto e non cede ai lamenti. Ciccio, mentre ti chini ad alleviarmi ogni fastidio, a svuotarmi l’urina (mi puliresti il culo). Ciccio sarai tu, chiamami Gianni, quello che ingrato vi scaccia esasperato. Volevo che tornassi ma solo per portarmi un messaggio per te: si resta soli, Ciccio, si resta soli alla fine. Avevi faticato sulla linea e sul sito a farmi figurare coi curanti, ma Ciccio non vuole comparire, ancora resiste alla tv, vuole comunicare. La sete di verità specchiare nel lago dei tuoi occhi. So che lo faccio male. Ma tu puoi preservare la fragile memoria (in casa già ignorata forse ora minacciata). Se ricordi che tu, come tuo padre, aneli indipendenza, non fare il mio bene. Fai quello che ti dico. 26 giugno 2006 A Silvia Temi le rughe della decadenza e le ferite della sofferenza. Fuggi la mia morte e la tua. Ma stanotte ti ho sognata: volevo fare l’amore con te. 26 giugno 2006 A Lorenzo (mio figlio) Intrepido aquilotto sulle nevi, falco solitario in parete, guida amorevole in grotta. Trepido pigotto [*] in casa tua, con la moglie bambina e con le bimbe che a Palinuro imparano a nuotare. Puro, adamantino lo sguardo. Vigile e repentino l’ascolto. Tocco sicuro in roccia e in canoa. Solo profumi di natura. Come me. Ma non sei qui. Farai in tempo a tornare? No, non anticipare. Lasciami una scusa per durare. [*] Bambolotto protettivo 26 giugno 2006 A Maria Grazia M’hai chiesto un cenno a parte uno solo per te, non la moglie di Pietro, non la madre di Giorgia. Perché? Ancora ti senti Inadeguata? A chi? Magari ce ne fossero di donne come te. Tu curerai l’immagine del mio corpo esangue. Vestirai l’anima mia. Tu sarai Maria Maddalena. 26 giugno 2006 Alla madre Vieni, andiamo, è ora di lasciare se al Gran Paradiso vuoi arrivare. Io mi fermo alla soglia, voglio un’esequia spoglia ma un gran bel funerale. Perdonami di averti ingannata, ignorata, forse disprezzata, di averti sentita inadeguata al Cervino paterno, al monte Bianco. Vuoi venire con me, urne appaiate, nel gran tour del ritorno bercetese? Alla Rocca, alle Ariette al Marzatore e finalmente a casa al cimitero sotto il Sardello, senza più fardello? 26 giugno 2006 A Lucio Di Bartolomeo Sei l’ultimo della fila Amico mio tenace Mastino abruzzese Che vigila sul gruppo E lo difende Amico mio verace 26 giugno 2006 A don Gigi Peruggia (assistente spirituale) Ti ho pensato Sei venuto Medicina predittiva? O una persona viva? 28 giugno 2006 Dopo una giornata serena “Chi muore tace, chi vive si da pace” l’interpreto così: la pace eterna sinonimo di morte, la pace terrena sintomo di vita, la vita, appunto, in pace. Quella che mi piace. Variazioni da Janna Carioli “Un nido di filastrocche” 28 giugno 2006 A Liberato (Rocca di Mezzo) Fammi ciao con le manone Manda un bacio col magone Dai, non piagne, Liberà Con le tate resto qua. 28 giugno 2006 A Monia e Leonardo (Hospice) Mi sporco le mani: spiaccico, sfrego, stringo, tutto di sabbia mi tingo. Spappolo, sporco, spingo, che bello giocare col fango. 28 giugno 2006 A Claudio Pellegrini (Hospice) Giannino ammaccato? Ci vuole un gelato. Guaisce Giannino? Ci vuole un bacino. Variazioni da Attilio Bertolucci “Poesie scelte” 28 giugno 2006 A Silvia Passato Riomaggiore, Cinque Terre, un cameriere furbo e liso senza parlare, con un sorriso aprì per noi una porticina. La stanza vuota e assolata dava sul canale gorgogliante di voci ignorate dalla fila di barche allineate, silenziose, uguali. Un vino d’oro splendeva nei bicchieri che ci inebriò, nettare degli dei. L’amore nei tuoi occhi chiari, fuoco in una radura, s’incendiò. Presente Se ti allontani con un’amica io sto sdraiato nel letto, tu rimpicciolisci sparisci. Un campanello suona in distanza una giga sorda o è la danza funebre per la morte di un poeta? E’ stato un cane nero sotto neri lecci ad azzannarlo. Io sto in riposo rotto nelle membra amorose annuvolato, nel cervello perso. Oh, torna. Futuro Coglierò per te l’ultima rosa del giardino, la rosa bianca che fiorisce nelle prime nebbie. Le avide api l’hanno visitata sino a ieri, ma è ancora così dolce che fa tremare. E’ un ritratto di te a settant’anni, un po’ smemorata, come tu sarai allora.. 28 giugno 2006 Fine stagione Come se fossi morto mi ricordo la nostra primavera, la sua luce esultante che dura tutto un giorno, la meraviglia di un giorno che passa. Il mio dolore è quieto sta con me, non va via, mi fa compagnia. Vive nell’ultima stagione dell’anno e della vita… Giorno che te ne vai e nulla sai di me, della violetta che tanto amo e del ramo nudo del castagno.. Giorno non andar via. Altri giorni verranno e tornerà nel turno delle stagioni un tempo simile a quello che ci fa sentire il primo freddo, il soave morire dell’anno, come un uccellino si ripara nella siepe arruffata... Pesano gli anni sulle spalle che ami... 28 giugno 2006 A Rodolfo (mio padre, 12.5.1912 - 3.1.1956) L’attesa Improvvisamente mi ricordai di te come se fossi morto. La sabbia ti scendeva sulla bocca sugli occhi. Non si udiva più nulla. Sabbia e sabbia che il vento muove.. Ma non si muove il cane. 28 giugno 2006 A mia madre, che ha nome Maria Tu, l’origine di ogni nevrosi e ansia che mi tortura E di questo ti ringrazio Per l’età passata, presente e futura. 28 giugno 2006 All'Hospice (da Catullo, carme 68) Illa domus Qui è la mia casa Illa mihi sedes Questa è la mia dimora Illic mea carpitur aetas Qui la mia vita continua e si consuma. 29 giugno 2006 Test La persona che rimpiango di più è mio padre, Rodolfo, grande invalido cieco di guerra. Ora soltanto ho forse elaborato la sua repentina scomparsa anticipata. La persona vivente e "perdente" alla quale credo somigliare di più è Annamaria detta "la Grande", prima cugina di mia madre, annidata a Berceto, comune paese natio. Le persone alle quali più devo, come riconoscenza e insieme in/sofferenza, sono mia madre Maria, detta Mariolina, e Silvia, la moglie, cioé la mia compagna. Le persone di cui mi fido sempre più sono i figli Pietro e Lorenzo, e mio fratello Giorgio: ognuno fa ricerca nel suo campo. Ma più di tutte amo le nipoti Giorgia, Michela e Irene, veri "frammenti di eternità" della cui esistenza sono grato immensamente alle nuore Marie, Grazia Trinchero e Luisa Battiato (cui pure resto ancora inadeguato). 29 giugno 2006 Variazioni Sandro Penna (suonate da Pino Lena e titolate da me) I) Senza parole. "Tenerezza, tenerezza è detta, se tenerezza cose nuove dètta" II) Farò in tempo anch'io? "Felice chi è diverso essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso essendo egli comune" III) Ma io ci riuscirò? "Mutare il verde prato in un gioco proibito, mi ci sono provato, non ci sono riuscito". 29 giugno 2006 Ode a Olga (compleanno ucraino) Giovin cara signora, che la madre cura nella sua magione ogni giorno finora, con un ciambellone di ottima cottura... Cara bionda signora, che un figlio cura dove s’è ricoverato immobile finora, con un bel gelato che poche ora dura... Tre i figli che c’erano sulla linea gotica: i crucchi sparavano a una vecchia zotica, Berceto non è insorto, ma il piccolo è morto… [*] Due sono ora i nipoti e ben tre le bisnipoti: è lei per caso o scelta la femmina nipote brava affettuosa svelta che ci mancava in dote? [*] Il fratellino Maurizio, dicembre 1944 4 luglio 2006 Ad Arturo Stalteri (il 3° anello) Tu sei la voce garbata che al mattino presto m'introduce in una musicale camminata e in scelte di ascolto mi conduce per l'intera giornata. Una persona grata. 5 luglio 2006 A Manuela Foladore (dopo la prima cena) Con te è arrivato il vino brunello di montalcino il rosso di arcidosso vino impastato d'amore. Solo quello ho bevuto e degustato di cuore poi mi sono commosso con gli amici ho goduto. Ben due reti ho intuito e un affetto infinito la famiglia ha funzionato a chi devo essere grato? 6 luglio 2006 A Silvia partente Sei tu questa volta a cedere dolente, sei tu questa volta a credere nolente al consiglio della terapista efficiente. Sparirai dalla mia vista esigente per una settimana marina consolante con l'una e l'altra nipotina sorridente. Ma non dal mio povero cuore esitante, non dal mio bestiale amore silente. 6 luglio 2006 Ricordo di Charo Sono stato più volte a Manarola ogni volta a cercare al cimitero il dolce tuo sorriso e fiero della fulgida origine spagnola.. il tuo sorriso stanco nel traffico di Roma rumoroso, il tuo sorriso franco sull'alto sentiero silenzioso, il sorriso ospitale a Renzo sfuggito all'Arsenale.. Grazie d'averlo amato tanto, mi mancano Charo altrettanto i sorrisi che non ho sorriso, gli occhi che non ho guardato, le parole che non ho ascoltato, prima di rivederlo in viso. 8 luglio 2006 Hospice campione d’Italia Un tre alberi di pini romani veleggia nel cortile silenzioso cullandomi i ricordi a villa Ada.. ascolto l’andante e mi riposo il vento muove i verdi aghi lontani ma la garrula bandiera non ci bada.. si gira, rigira, grida in tondo Italia, Italia, campione del mondo! 8 luglio 2006 Nuove variazioni da Sandro Penna (suonate da Pino Lena e titolate da me) A Silvia lontana Mi adagio nel mattino, in cuffia le musiche riposte, coro, flauto, violino.. Sento nascere in me scomposte aurore. Io non so più se muoio oppure nasco, se c’è quella grazia fulminante o il soffio di qualcosa che verrà.. Amo ogni cosa nel mondo e non ho che il mio bianco taccuino sotto il sole (caduto è il computer meschino tra un lampo e un tuono furibondo).. E’ bello lavorare nel buio della stanza con la testa in vacanza lungo un azzurro mare.. Paese del sole o di persone sole? Ascolto le tue parole ma vedovo mi sento in dolce compagnia di luminosa ingenua bugia, ascolto e non mi pento.. Morire vorrei addormentato entro il dolce rumore della vita, sedere a un tavolo ignoto dormire in un letto non mio, sentire la piazza già vuota gonfiarsi in un tenero addio.. Le stelle guardarmi se a tratti socchiudono gli occhi di gatti.. L’aria serena torna e resta mia questa non più serena malinconia. 8 luglio 2006 Per Alessandra Di Cerbo, mamma Maia, lieto dono della natura. Un fiore chiama l'altro... Per Emanuele Di Cerbo, nonno Oh non ti dare arie di superiorità. Solo uno sguardo io vidi degno di questa. Era un bambino annoiato in una festa. 9 luglio 2006 Variazione unica da Vivian Lamarque A Grazia (magnum cum gratia) Anche Giorgia è partita. E il nonno che fa? Bello pulito e accudito, con amorosa grazia coccolato, vola in un pianto: di libertà? Anche Giorgia è arrivata. E il nonno è tornato? Bello pulito e vestito, con amorosa grazia massaggiato, adesso 'ndo stà? dark_coconut_soundato in un dolce magnum gelato... Anche Grazia è accasata, al suo Pietro abbracciata... la loro vacanza è appena cominciata: sarà così, sarà così lasciare la vita? 9 luglio 2006 Da Grazia Una giornata con nonno G. Bello è sentirsi un magnum squagliato... contenta per un panno cambiato... felice per un massaggio spalmato. Per una sigaretta mi hai beccato... unico suocero che la vita m'ha dato! 10 luglio 2006 Campioni del mondo Prima della partita Riposa, ciccio, riposa che lo sai stanotte molto tardi dormirai... Dormo, mi sveglio, levo un occhio in alto: la bandiera non c'è!? che soprassalto! un funesto presagio? un mancamento? No, ciccio, son tutti al centrale appuntamento La partita Berbero algerino, signore Zidane perchè questo gesto da barbaro infame? Se basta un palo, quasi solo un palo, a liberare tutti nos a malo? Dopo la partita Non seguo il chiasso ma ascolto le parole: oltre a giocare sanno anche ragionare? Tutti in festa, da Napoli a Milano fino alla Grande Mela: ma ciascuno che vuole? Non basta vederli strepitare, sentirli colloquiare... anche a Gaza seguiamo la partita mano a mano, anche in Palestina vivere vogliamo, (anche se tu Tzahal fai quello che vuoi) ridere, stare con gli amici, non ti odiamo. Beato il paese cui non servono eroi. 15 luglio 2006 Poesia sde(se)renata Notte bianca: agitata? smascherata? Bastiglia liberata? Perdono chiedo per come ti ho trattata tu bianca pollastra arruffata che quasi all'alba t'eri alzata per portarmi cappuccio e marmellata, farmi pulire i denti, la barba tagliata, le tempere adatte a una bella pensata, i giornali, una serena chiacchierata e i girasoli, viva tavolozza colorata... E poi? e poi? gli occhiali, dannata faccenda, quelli nuovi, una scivolata del figlio con la schiena addolorata per aver la mia da solo sollevata. Chiedo perdono per la sua chiamata da me stupidamente rifiutata, l'ho colpito nella cosa più cercata bene e in fretta per darmi una calmata. Chiedo perdono per aver allargata la mia sciocca impazienza a Grazia amata e averla indotta a darti una stoccata per favorire i miei desiderata ridotti banalmente a magnum cioccolata. Mi perdonate insomma, famiglia strapazzata, di sottoporvi alla sfibrante altalenata di richieste, gratitudine e sfuriata? Io vi perdono ogni lieve cazzata... e vi segnalo la mia, grave, attenuata dall'angoscia del mondo, della guerra dilatata insieme a quella del tempo, la vita accorciata che in pace vorrei godere e rassegnata... La pietà di Prometeo è sempre più spietata: la vita è agonica, in parte disgraziata. "La gente cambia e sorride: ma la sofferenza resta" (*), mascherata. (*) "People change, and smile: but the agony abides" T.S. Eliot, Quattro quartetti da Salvatore Natoli "L'esperienza del dolore". 15 luglio 2006 Da Pietro A Ciccio: "...in navigable weather it is always a seamark To lay a course by: but in the sombre season Or the sudden fury, is what it always was". "...se il giorno è buono è sempre un segnale per guidare la rotta: ma nella stagione cupa, o nella furia improvvisa, è ciò che sempre fu". T.S. Eliot, "The dry salvages", II tempo Parole tante Ti penso e sorrido piano, ho i tuoi occhi davanti, i desideri li anticipiamo coraggiosi e costanti. Coerenza oltre ogni mediazione, rabbia per l'imposta situazione, ma le parole corrono libere c'è un mondo da condividere. Per me sei un grande esempio, padre, politico e "beato porco", non permetterti questo scempio hai lanciato dal tuo arco mille frecce di felicità e bene non dimenticarlo, l'ho nelle vene. Le persone che amo e che stimo parlano di te come eccezione di rara sensibilità, il primo che sappia ragionare a ragione. La tua è una storia importante, una vita piena, bella e profonda, viviamola assieme, parole tante, cavalcando ogni piccola grande onda, surfando la Rete con i nostri tasti o discutendo dopo i lauti pasti. Che siano secondi o anni non mi importa, voglio spremerli come un limone profumato, nutrendoci di idee e parole di ogni sorta con il tuo sguardo azzurro e illuminato giocoso, felice, interessato e commosso per il bel rapporto e il cuore smosso... Se la vita è una ruota che pista diventerò ciclista se la vita è un magnum gelato diventerò cioccolato se la vita è un messaggio che coccola diventerò una chiocciola (@) se la vita è saperti felice allora già lo sono. ------------------------ "Or dammi, padre mio, dammi ch'io giunga la mia con la tua destra, e grazia fammi che di vederti e di parlarti io goda". Virgilio, Eneide, Libro VI. 20 luglio 2006 Da Rodolfo, mio padre (allievo ufficiale d’artiglieria, 21enne) L'alba è speranza L’aria è fresca, l’alba illumina di una triste luce il lividore del cielo, grigio di nubi. Nella luce incerta e livida dell’alba umida si muovono, ombre indistinte, gli allievi. L’alba ha qualcosa che parla all’anima, è l’origine e le cose all’origine danno quel senso di trepidazione, d’ansia, d’attesa naturale quando il tutto di vita relativo dovrà essere ancora vissuto ed è appena all’inizio. L’alba è speranza, dà speranza come il tramonto darà l’esperienza del giorno trascorso. Pola, 24 aprile 1934 22 luglio 2006 A Giorgia, grandson Spasmodica attesa (ore 22) Loro non vedono l'ora ma tu non torni ancora: prima in bus da Taunton di bonora ecco i sassi Stonehenge con la bora poi l'aereo da Heathrow che sfora... di messaggini una calda tempesta arriva sincopata un botto: i loro cuori finalmente a festa.. ma nonno gianni pare un po' cotto: sarà l'ipnosi? a tutti chiede venia, chiude gli occhi e canta una nenia: "oh cara nipote primigenia...". 23 luglio 2006 A Tilde e Sergio, consuoceri Cauti, rispettosi, imbarazzati… ma di buon vino sempre ben dotati teneri, premurosi, un po’ imbranati.. ma fin di ciambellone accessoriati Un capo clan? 50 anni passati? Due bimbi siete, forse appena nati Per me due amici sinceri e molto amati. Sia lode dunque a Tilde Moretti eroina della resistenza solitaria madrenonna dei punti perfetti al Capri di Fregene centenaria. Sia lode dunque a Sergio Trinchero "qui tutto andava bene finché c'ero": bono, ci sei, ne beneficio anch'io e dunque ognuno ringrazi il suo dio. 4 agosto 2006 A Silvia. Separarsi? Ho detto "separare"? (che sciocchezza, neanche da pensare..) e poi, anche volendo, come fare? No, cara Silvia, non lo voglio davvero (qui lo ripeto nel modo più sincero) vuoi sapere invece in cosa spero? Di averti vicina sino alla mia morte (nella bella sì, nella cattiva sorte) nelle giornate lunghe e nelle corte.. Io, cara mia, "separare" forse voglio (non superare la soglia né rivolgermi al soglio) pochi euri per me dal tuo portafoglio: l'indennità di "assistenza e d'accompagnamento" (esente dalle tasse e da ogni rodimento) che neanche diventa ereditario emolumento. Ma perché? Ancora non mi fido di te? (visto che sarà Pietro a occuparsi di me come "sostituto fiduciario" nei confronti del re: il medico onnipotente, interno / esterno che, comunque si chiami, si muova o stia fermo, a qualcuno richiama qui l'Eterno?). Di te, tosta compagna, ancor mi fido, a te le residue speranze tutte affido, solo per te ancora non mi uccido. 9 settembre 2006 Ballata del fannullone. E’ tempo ormai, troppo tempo è passato senza un verso, o giusto o sbagliato. Ma il compleanno può essere ignorato? Lo so, figlio, lo so, non l’ho dimenticato che il regalo più bello, più apprezzato, sarebbe che vivessi, ancora amato. Piacerebbe anche a me, non l’ho negato. Lasciarti non vorrei, figlio stimato, che fratello sei pure diventato... Ti ho sognato, figlio, ti ho sognato che arrivavi da fuori preoccupato: non lo sguardo di sempre, trafelato, un sorriso diverso, raggelato... Stravolto, al mio letto avvicinato, poi sul letto, con furia, avventato... Mi risveglia un sobbalzo angosciato, scoppia subito un pianto disperato, irresistibile, stupido, insensato... anche il sonno di Silvia ha spezzato... Ma chiedo ora, dopo aver riposato, e pensato, pensato, ripensato... ma quale mai sarà il significato d’averti da vivo immaginato? Starmi vicino ancor non è bastato? O è un presagio, un avviso allucinato? Maledetta la morte. Maledetto il fato. Ma quella paura che ho sognato di chi parla, chi si sente minacciato? Cede il mio corpo, giglio maculato, e precede lo spirito incazzato, che i sintomi raccoglie con un fiato da radio, giornali, da un comunicato: “il Fondo ammonisce, ci ammazza; si salvi chi può, Tremonti impazza; insiste Panebianco: nella guerra i princìpi si piegano alla guerra; è un vizio: inciucia Petruccioli; Rutelli: meno ferie più cannoli; bei soldati che sbarcano bei sorrisi che sbancano..” Cede il corpo, lo spirito precede, ma che cosa succede? Troppi giovani mancano per i colpi che sfiancano: Uri Grossmann da quelli musulmani, dall’aneurisma Celeste Sebastiani.. ciascuno all’età tua era arrivato.. A Rodolfo un infarto era bastato.. Sono in vacanza all'Ade, all’al di là? “Edema: trombi, immobilità.. del catetere strange mobilità.. antibiotico: grande densità.. colore, brutto odore, varietà.. vaschette urinarie da svuotà.. gancio 297 da aggiustà..” Più cure, più attenzioni, quante più preoccupazioni? Sintomi umani, solo corporali? Sintomi umani, pure spirituali? Al pensier di Lorenzo soffro meno (farfalla imbozzolata nel suo fieno a preservare bimbe a ogni costo: coi pomodori, la ricotta, il mosto) (senza rima perchè è troppo cattiva) Orfeo (il mio mito preferito) per Pavese cerca solo se stesso: al ritorno apposta s’è girato... per lasciare Euridice a Piediluco. Lo so, figlio, lo so che il regalo più bello sarebbe che vivessi. Piacerebbe anche a me. 21 settembre 2006 Odio Odio mia moglie e mio fratello. Odio il loro egoismo bello bello. Come odio la volgare ipocrisia. Entrambi non si fidano di me. Entrambi non si fidano di sè. Ma vanno d’accordo, e così sia. Aspettano entrambi la morte. Di chi? Di mia madre? La mia? Ma dirlo non sanno chiaro e forte. Espressioni pesanti? Esasperate? Disperate? Infondate? Inquinate dal mal della salute? No, l’odio mio è fondato. Come qualsiasi mi sia capitato. Anche l’odio è un condimento. Come il male dell’herpes sulla cute. Anche l’odio è un lenimento.. di merda. [ Inizio pagina - Home page ]
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